CAMBIAMENTO CLIMATICO

Climate Change (cambiamento climatico)

di Chiara Bettega

COSA SIGNIFICA

Il clima è un sistema complesso e in quanto tale è dinamico, in continua evoluzione per sua stessa natura. Tuttavia può essere influenzato anche da fattori esterni naturali, come la posizione dell’orbita terrestre, le oscillazioni cicliche dell’attività solare, le eruzioni vulcaniche o l’impatto di meteoriti. Per tutti questi motivi, il clima sulla Terra è sempre cambiato. 

Però.

L’ultima volta che ho sciato a 750 metri sul livello del mare avrò avuto undici anni. Era il 1991 e forse fu l’ultimo anno, o uno degli ultimi, di apertura del piccolo skilift che per anni aveva rappresentato l’alternativa sciistica per i paesi del fondovalle, nella mia come in molte altre valli di montagna di Alpi e Appennini. Poi, la neve divenne sempre più inaffidabile a quella quota e il fatto era che il limite di inaffidabilità si spostava ogni anno un po’ più su. A distanza di poco più di trent’anni quel limite è raddoppiato, della dama bianca non ci si può ormai fidare più di tanto neppure a 2000 metri e le proiezioni future confermano questa “corsa verso l’alto”, determinata da una montagna che si sta riscaldando più in fretta rispetto alle pianure circostanti.

Un altro ricordo che ho piuttosto chiaro: i pomeriggi d’estate della mia infanzia, quando il cielo si riempiva di nubi minacciose, la pioggia si annusava nell’aria e non si poteva uscire a giocare per le strade del paese; allora io mi sedevo per terra sul terrazzo di casa ad ascoltare il temporale che arrivava, contando l’intervallo tra i lampi e il tuono per capire quanto lontano – o vicino – fosse. Era il più delle volte un processo graduale, che culminava con un acquazzone e lasciava dietro di sé un arcobaleno. Nei temporali odierni mi è praticamente impossibile stabilirne la distanza, dato che il cielo si trasforma in un grande red-carpet di flash, nei quali di tanto in tanto si inserisce un tuono, a volte più debole, altre fortissimo. Poi c’è il vento, fortissimo, spesso esagerato e la pioggia torrenziale che molte volte si trasforma in nubifragio.

Sono solo due esempi di svariati ricordi di quando penso a cosa c’era allora e cosa c’è adesso. Non si tratta di dati, è semplicemente l’aver sperimentato l’evoluzione del clima in poche decine d’anni. Pertanto, che il clima sia cambiato e che stia tuttora cambiando è qualcosa di (potenzialmente) osservabile da tutti, anche dalla più recente Generazione Z.

Poi, d’altro canto, succedono eventi che portano a pensare che forse non è più così, il clima non sta più cambiando. Qualche esempio, ancora invernale: nel gennaio del 2010 l’intero Regno Unito viene coperto da una coltre di neve e ghiaccio (fonte NASA → link), come accade di nuovo nel gennaio 2014 agli Stati Uniti orientali, mentre in Italia l’inverno del 2020/2021 è stato classificato come uno dei più nevosi degli ultimi 60 anni (fonte Arpa Veneto → link). 

Tuttavia, ampliando la prospettiva ad una visione globale, la situazione cambia parecchio. Il mese di gennaio 2010 è stato uno degli inverni più caldi registrati, perché mentre il Regno Unito si trovava nella morsa del freddo, gran parte del globo, ed in particolare l’Artico, sperimentava temperature ben più alte della media (fonte NOAA → link). Analoga la situazione nel 2014 (fonte NOAA → link), come pure nel nevoso e recentissimo inverno italiano (fonte NOAA → link). 

Ritorniamo un attimo al concetto con cui abbiamo iniziato, ovvero che il clima è sempre cambiato. Se escludiamo eventi naturali particolari come le eruzioni vulcaniche o l’impatto di meteoriti, che possono effettivamente provocare un cambiamento abbastanza rapido nelle condizioni climatiche, i fattori naturali che possono avere effetto sul clima agiscono lentamente. Quindi certamente il clima è sempre cambiato ma, appunto, lentamente. Oggi, il progressivo riscaldamento che si registra a livello globale (nonostante ci siano alcune zone – poche – che mostrano una tendenza opposta) si differenzia sostanzialmente per la velocità alla quale sta avvenendo. L’accelerazione così evidente della temperatura globale durante l’ultimo secolo è determinata dalla concentrazione dei principali gas serra. È doveroso precisare che la presenza di questi gas in atmosfera non sarebbe di per sé un problema, anzi è proprio una loro giusta concentrazione a garantire una temperatura idonea alla vita sulla Terra, poiché impediscono che il calore irradiato dalla Terra sia disperso verso lo spazio. Tuttavia, oggi la concentrazione di gas serra è, a conseguenza delle emissioni antropiche, la più elevata degli ultimi 800.000 anni e solo l’anidride carbonica in atmosfera è più elevata del 50% rispetto all’era pre-industriale. In questo modo i gas serra diventano una sorta di coperta che trattiene troppo calore. Questo a sua volta si traduce in un sistema più carico di energia, per cui quello che chiamiamo cambiamento climatico non è solamente un riscaldamento della superficie terrestre, ma anche e soprattutto una destabilizzazione climatica, con un aumento di ogni tipo di estremi – ondate di calore o di freddo, mareggiate e precipitazioni eccezionali – che stiamo già sperimentando.

Ondate di calore e gelo, eventi estremi, siccità, sono tutte manifestazioni del cambiamento climatico che hanno potenzialmente effetti diretti e immediatamente riscontrabili sulle nostre vite e sulla nostra salute. Meno evidente nonché a lungo termine è l’azione indiretta del cambiamento climatico, che agisce attraverso le modifiche alla biodiversità e agli ecosistemi. Gli effetti di un clima che sta cambiando sugli organismi viventi sono molteplici e spesso si sommano, agendo come catalizzatori, ad una situazione ambientale già critica, determinata dalla frammentazione e alterazione degli habitat, dall’inquinamento e dallo sfruttamento eccessivo delle risorse. Gli organismi viventi hanno la potenziale capacità di rispondere ai cambiamenti, modificando ad esempio i loro cicli vitali, spostandosi per ritrovare le condizioni idonee o adattandosi in situ. Si tratta tuttavia di risposte che normalmente necessitano di tempo e la velocità alla quale il cambiamento climatico sta avvenendo non è, nella maggior parte dei casi, compatibile con i tempi naturali. Pertanto sia specie animali che vegetali stanno letteralmente rincorrendo il cambiamento climatico. In effetti, stiamo già assistendo a cambiamenti nella distribuzione di molte specie in senso sia latitudinale che altitudinale (in molti casi anche con conseguente riduzione dell’areale), nella fenologia di molti eventi (cioè il momento in cui avvengono le diverse tappe del ciclo biologico di una specie) o nel comportamento. Tali cambiamenti, se per alcune specie possono rappresentare un successo, per altre possono tradursi in interazioni interspecifiche (cioè tra specie diverse) con nuove specie più forti, o in sfasamenti temporali tra determinate necessità ecologiche – ad esempio l’alimentazione della prole, per gli animali – e la disponibilità di risorse, con ripercussioni sull’intera funzionalità dell’ecosistema

Gli ecosistemi sono pertanto talmente complessi e costituiti da una miriade di interconnessioni, per cui anche un minimo cambio in un nodo della rete può tradursi in una reazione a catena dal risultato difficilmente prevedibile. Ecco allora che, dato che l’essere umano dipende strettamente dal benessere e dalla funzionalità degli ecosistemi, possiamo facilmente comprendere come il cambiamento climatico possa avere effetti indiretti indesiderati anche sulla nostra salute.

COSA FARE

Ciò che il cambiamento climatico in atto ci insegna innanzitutto è che dobbiamo imparare a pensare e osservare globalmente (per poi agire localmente), perché ciò che avviene a livello locale non è necessariamente uno specchio della situazione planetaria. Dobbiamo inoltre imparare a riconoscere la complessità dei sistemi biologici; non serve comprenderla appieno, giacché questo necessita di conoscenze specifiche e approfondite, basta sapere che esiste ed accettarla, riconoscendone la stretta relazione con la nostra stessa sopravvivenza. Riconoscere, cioè, che l’essere umano dipende dalla natura. Questa accettazione si ottiene solo avvicinandosi ad essa e sperimentando al suo interno. Serve pertanto un cambio di prospettiva non solo a livello individuale, ma anche a scala sociale, per creare queste opportunità – avvicinamento e sperimentazione – anche per chi ha meno possibilità (per posizione geografica, situazione economica ecc.).

Le azioni individuali possono sembrare insignificanti, ma oltre ai cambiamenti che possiamo attuare al nostro stile di vita in maniera diretta, il potere che abbiamo attraverso le nostre scelte in quanto consumatori ed elettori è grande e spesso sottovalutato. Se da un lato l’eccessiva responsabilità individuale rischia di trasformarsi in una condanna morale delle masse, che produce l’effetto contrario a quello desiderato perché crea divisione, dall’altro deresponsabilizzare completamente il singolo porta all’inattivismo (se il problema è creato dall’alto, io sono troppo piccolo per poter fare qualcosa e in ogni caso non è colpa mia, quindi perché dovrei agire?). Ciò di cui abbiamo bisogno è invece di cittadini consapevoli sia delle proprie azioni, sia delle responsabilità della politica e dell’industria energetica e che siano disposti ad esercitare pressioni affinché questi due “poteri forti” intraprendano azioni concrete.

Qualsiasi azione per contrastare il cambiamento climatico non può esistere se non è animata dall’altruismo. Dobbiamo infatti essere consapevoli che qualsiasi scelta si faccia – sia essa a livello individuale che sociale e politico – per mitigare le cause del cambiamento climatico, probabilmente non avrà effetti sulle nostre vite, ma a beneficiarne saranno le generazioni future, sia della nostra specie che di qualsiasi altra forma di vita. 

Quindi la domanda fondamentale è: fino a che punto siamo disposti a cambiare per il bene di un altrui futuro?

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Arias, P.A., N. Bellouin, E. Coppola et al., 2021: Technical Summary. In Climate Change 2021: The

Physical Science Basis. Contribution of Working Group I to the Sixth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change [Masson-Delmotte, et al. (eds.)]. Cambridge University Press, Cambridge, United Kingdom and New York, NY, USA, pp. 33−144. doi:10.1017/9781009157896.002.

Bellard, C., Bertelsmeier, C., Leadley, P., Thuiller, W. and Courchamp, F. 2012. Impacts of climate change on the future of biodiversity. Ecology Letters. doi: 10.1111/j.1461-0248.2011.01736.x.

Kannan, R. & James, D.A. 2009. Effects of climate change on global biodiversity: a review of key literature. Tropical Ecology 50(1): 31-39.

Mann, M.E. 2021. La nuova guerra del clima. La battaglia per riprenderci il pianeta. Edizioni Ambiente.

Matiu, M. 2021. Snow. Developments and effects in South Tyrol and the Alps. Eurac Research.

Pepin, N., C. Adler, S. Kotlarski, and E. Palazzi, 2022. Mountains undergo enhanced impacts of climate change, Eos, 103, https://doi.org/10.1029/2022EO185278.

Pereira, H.M. Navarro, L.M. & Santos Martins, I. 2012. Global Biodiversity Change: The Bad, the Good, and the Unknown. Annu. Rev. Environ. Resour. 37:25–50.

Pörtner, H.-O., D.C. Roberts, H. Adams et al. 2022: Technical Summary. [Pörtner, H.-O. et al. (eds.)]. In: Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability. Contribution of Working Group II to the Sixth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change [Pörtner, H.-O.  et al. (eds.)]. Cambridge University Press, Cambridge, UK and New York, NY, USA, pp. 37–118, doi:10.1017/9781009325844.002.

PER SAPERNE DI PIU

www.climalteranti.it

www.realclimate.org

Bello Mondo (podcast)

//
consegna elaborata da Chiara Bettega a seguito dell’incontro del 15 ottobre 2022 durante l’Ecofesta di Arzignano.

alberto_peruffo_CC

Verificata da Redazione LPDE
prima pubblicazione 12 NOVEMBRE 2022

Immagine cover di Stefano Zattera, Shopping on fire, 100×100 cm oil on canvas,

//

CHIARA BETTEGA è biologa naturalista e assegnista di ricerca presso il MUSE – Museo delle Scienze di Trento, dove si occupa di studiare gli effetti dei cambiamenti climatici ed ambientali sull’avifauna forestale e d’alta quota. Dopo la laurea in Scienze Naturali presso l’Università di Padova nel 2004, ha lavorato in Inghilterra e soprattutto in Spagna, inizialmente presso la Estación Biologica de Doñana a Siviglia, per poi approdare nel 2016 all’Instituto Mixto de Investigación en Biodiversidad di Mieres, nel nord della penisola iberica; qui nel 2021 ha conseguito il dottorato in biologia con una tesi sul fringuello alpino. Appassionata di fotografia, disegno e scrittura, utilizza questi strumenti per divulgare i progetti nei quali è impegnata e ha recentemente pubblicato insieme con il collega Aldo Martina il suo primo lavoro editoriale, “Sulle ali di cristallo” (Edizioni del Faro, 2022), romanzo-documentario sugli effetti dei cambiamenti climatici sulla fauna selvatica e sugli ecosistemi.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...