ECOLOGIA SOCIALE

Social Ecology (ecologia sociale)

di Selva Varengo

COSA SIGNIFICA

Scegliere di parlare di ecologia sociale significa avere una visione chiara delle strette connessioni tra questioni ecologiche e questioni sociali. In particolare il termine ecologia sociale nasce dalle analisi di Murray Bookchin (1921-2006), uno dei pionieri del movimento ecologista nonché uno dei più importanti pensatori politici del ‘900.  

Secondo il pensiero dell’ecologia sociale, la crisi ecologica è causata sì dall’attuale sistema economico ma, più in generale, le radici dello sfruttamento ambientale risiedono nelle gerarchie sociali, emerse per la prima volta con lo sviluppo della famiglia patriarcale e giunte al loro apice nella società capitalista moderna. L’aspetto fondamentale dell’ecologia sociale risiede quindi nell’evidenziare l’origine sociale della crisi ecologica e nell’affermare come il dominio sulla natura da parte degli esseri umani derivi dal dominio di un essere umano sull’altro: all’attuale società caratterizzata dal dominio corrisponde una visione della natura concepita come contrapposta alla società e che deve pertanto essere domata e conquistata se si vuole raggiungere il progresso dell’umanità. La causa della crisi ecologica in cui siamo immers* va rintracciata quindi nella logica del dominio.

Risulta così evidente come per l’ecologia sociale la giustizia ambientale e la giustizia sociale siano due volti dello stesso problema: alla loro base vi sono infatti gli stessi atteggiamenti mentali e le stesse ideologie. Per questo motivo il ripristino dell’equilibrio tra gli esseri umani e la natura, necessario per la sopravvivenza del genere umano, deve per forza passare attraverso un cambiamento delle relazioni sociali che porti all’eliminazione della gerarchia e del dominio

Si tratta quindi di non limitarsi a una seppur importante denuncia della gravità della situazione, affastellando dati e numeri e soffermandosi sui sintomi della crisi, ma è necessario acquisire una visione globale che prenda consapevolezza delle origini sociali della crisi ecologica

Ciò che va messo in discussione per l’ecologia sociale non è solo l’idea che l’essere umano debba sfruttare il mondo naturale e le altre specie, ma va scardinata l’idea stessa di dominio e di sfruttamento in qualsiasi ambito, in una prospettiva che oggi viene definita intersezionale. È necessario cioè distruggere ogni forma gerarchica e autoritaria, sia in ambito teorico che pratico, in ogni ambito perché solo eliminando ogni forma di sfruttamento (di corpi, generi, specie, ecosistemi, etc.) sarà possibile ripristinare l’interdipendenza degli esseri viventi e un equilibrio dinamico della natura.

L’ecologia sociale quindi ritiene limitante auspicare l’adozione di politiche riformiste di stampo parlamentare che mirino alla semplice riduzione del danno o a interventi cosiddetti “cosmetici”, ma intende mettere in discussione la premessa basilare della società presente e cioè la struttura gerarchica che innerva gli attuali sistemi politici, economici e sociali

Tutto ciò senza adottare un’immagine pessimista e catastrofista del futuro – al contrario di quel che avviene in molta letteratura ambientalista contemporanea – e senza neppure elaborare una visione negativa e misantropica degli esseri umani. Per l’ecologia sociale infatti non bisogna colpevolizzare il genere umano in quanto tale ma si deve prendere consapevolezza di quello che il pensiero femminista intersezionale ha definito il posizionamento dei soggetti ed è fondamentale denunciare con chiarezza il ruolo nefasto delle élite economiche, politiche e sociali

Per tutti questi motivi, nonostante l’alto valore educativo dei comportamenti individuali virtuosi, la soluzione alla questione ecologica non può che essere collettiva e radicale.

Si deve prendere atto che il capitalismo non è riformabile e – essendo necessariamente basato su una crescita continua e su un continuo sfruttamento di corpi e territori – è antiecologico per sua stessa costituzione. Questa consapevolezza dovrebbe però collegarsi con una critica ad ampio raggio di ogni forma di sfruttamento. Non è quindi sufficiente connettere la lotta anticapitalista “classica” all’ecologismo ma si devono reimpostare in modo orizzontale tutte le relazioni: economiche, ma anche politiche, sociali e persino private.

COSA FARE

Innanzitutto bisogna estirpare l’idea che il mondo in cui stiamo vivendo sia l’unico possibile. Si tratta invece di recuperare, da passati più o meno recenti e da esperienze più o meno vicine, pratiche e sensibilità diverse, di tipo orizzontale, libertario e non gerarchico.

L’ecologia sociale sostiene la necessità di una radicale trasformazione sociale che sostituisca all’attuale società capitalistica una società diversa. Si tratta di uno sforzo, anche immaginifico, enorme ma necessario per uscire dall’impasse in cui ci troviamo oggi. Non a caso, accanto a una profonda trasformazione sociale, già Bookchin riteneva indispensabili anche trasformazioni culturali e individuali in grado di portare allo sviluppo di nuove sensibilità e nuovi modi di pensiero che riescano a interpretare le differenze non più in una logica di dominio e di oppressione, ma come ricchezza fondamentale per l’evoluzione sia naturale che sociale.

Sarà un percorso lungo, per il quale non esistono ricette pronte o manuali standardizzati. Non possiamo però più permetterci di riproporre vecchie formule ormai consunte ma dovremmo avere il coraggio di provare a praticare forme di democrazia diretta radicale e di autogestione, a realizzare assemblee popolari e pratiche di azione diretta, a recuperare forme solidali di cura e di aiuto reciproco, a sperimentare reti circolari di scambi culturali ed economici, a condividere bisogni e sogni individuali e collettivi… a cercare cioè di percorrere strade ancora poco praticate in cui però ci faccia da guida la necessaria coerenza tra i mezzi e il fine che vorremmo raggiungere ovvero una società ben inserita nell’ecosistema di cui non dovremmo dimenticare di far parte.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Murray Bookchin, L’ecologia della libertà, Eleuthera 1988, 2017.

Pëtr Kropotkin, Il mutuo appoggio, Eleuthera 2020.

Selva Varengo, La rivoluzione ecologica. Il pensiero libertario di Murray Bookchin, Zero in condotta 2020.

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consegna elaborata da Selva Varengo a seguito dell’incontro del 16 ottobre 2022 durante l’Ecofesta di Arzignano.

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Verificata da Redazione LPDE
prima pubblicazione 8 DICEMBRE 2022
revisioni 12 GENNAIO 2023

Immagine cover di Stefano Zattera, Tree (Tokyo Paint), 100×100 cm oil.

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SELVA VARENGO è una ricercatrice indipendente, studiosa del pensiero politico contemporaneo e insegnante nelle scuole superiori. Si occupa principalmente di anarchismo, ecologismo e questioni di genere. È autrice di numerosi saggi, articoli e di due volumi: “La rivoluzione ecologica. Il pensiero libertario di Murray Bookchin“ (Zero in condotta, 2020) e “Pagine anarchiche, Pëtr Kropotkin e il mensile Freedom” (Biblion, 2015).

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